
Già all’epoca dei Faraoni
dell’antico Egitto esistevano degli organi idraulici. La società
egiziana, come ben sappiamo, aveva grandi conoscenze
tecnico-scientifiche; per quanto riguarda la musica, gli egiziani
già conoscevano che c’era una relazione tra l’altezza del suono e la
lunghezza di una corda vibrante.
E’ famoso l’Hydraulos,
l’organo idraulico ideato da Ctesibio, ingegnere greco di
Alessandria. Tale organo funzionava ad aria, e si basa sul principio
dei vasi comunicanti. Da molti storici della musica l’Hydraulos
viene considerato il primo organo musicale ad acqua, adoperato nelle
feste, a scopi ludici, ecc. Era l’anno 250 a.C., quando questo
strumento venne messo a punto dall’ingegnere greco.
L’acqua aveva lo stesso compito dei
mantici, per mantenere la pressione dell’aria costante. Azionata una
pompa, l’acqua saliva nel contenitore mobile a fori, che stava in
una piccola cisterna. L’acqua invadeva la cisterna, ed essendo
questa collegata con il somiere, l’aria veniva spinta verso le
canne, mantenendo una pressione costante. Nell’epoca romana l’organo
fu perfezionato. Anche gli arabi cercarono di superare
l’inconveniente della non continuità del suono. Le canne vennero
alimentate da due recipienti che funzionavano in alternanza.
Nel
XVI secolo, a Villa d’Este, due francesi, Luc Le
Clerc e il nipote Claude Venard, progettarono un organo geniale,
rivoluzionario rispetto agli altri esistenti in tale epoca. Quando
l’organo venne costruito stupì le Corti di tutta l’Europa, destando
il grande interesse di quanti amavano la musica. Il suono veniva
emesso tramite un complesso sistema idraulico. Un flusso d’acqua
arrivava fino alla fontana e veniva inserito in un recipiente
rettangolare, nel quale si generavano intensi vortici. L’aria veniva
catturata dai vortici e si mescolava con l’acqua.
La miscela di acqua e aria scendeva lungo
un tubo verticale per giungere in un cavo stagno, denominato camera
eolia.
Nella camera eolia l’acqua, con grande
velocità, cadeva su una pietra, l’aria liberata nell’impatto
dell’acqua con la pietra, saliva nella parte alta della camera eolia
e, attraverso un tubo, veniva condotta allo strumento. Il rapporto
di aria e acqua era pari a 5-10 litri di aria per ogni litro di
acqua,
La ruota idraulica dava il moto ad un rullo
dentato, che permetteva l’apertura e la chiusura delle valvole delle
canne d’organo. Quando il macchinario fu modificato e immerso
nell’acqua, ben presto si deteriorò. Tramite disegni e appunti
ritrovati, l’organo è stato restaurato, l’opera di ristrutturazione
dell’organo e anche dei giardini della Villa non è stata di certo
facile, ma è stata eseguita in tempi record e ultimata nel 2005.

Arrivando ai tempi attuali, un’opera che ci
stupisce è il capolavoro architettonico e musicale ideato
dall’architetto croato Nikola Basic. In lingua
croata l’organo marino musicale è denominato: orgulja morske.
L’opera ha vinto il Premio europeo per gli spazi pubblici urbani a
Barcellona.
All’esterno la struttura si presenta a
gradoni bianchi, all’interno c’è un meccanismo di tubi che
trasformano in suono l’aria spinta dalle onde. La magnifica
struttura architettonica diventa un grande strumento musicale, la
cui melodia è infinita. Una serie di tubi di polietilene, di
differente diametro, sono connessi ad una galleria che sta sotto la
piazza.
Con la forza variabile delle onde, l’acqua
penetra nella parte inferiore dei tubi e viene spinta fino alla
galleria sotterranea, che raccoglie l’acqua e la restituisce al
mare. In questo processo, l’aria che si trova all’interno delle
condutture, è convogliata verso delle aperture che fanno comunicare
la galleria con la superficie della piazza, generando vibrazioni.

Ci sono 35 tubi, raggruppati in sette
sezioni, che si susseguono. Un ascoltatore che sia in un punto ben
preciso può sentire il suono di cinque o sette tubi al massimo. I
gradoni si estendono per settanta metri. Si alternano due accordi
differenti tipici della musica croata.
Va tenuto presente che le canne hanno
inclinazione e dimensione differenti, pertanto il suono sarà ogni
volta diverso, considerata l’intensità sempre differente delle onde
e lo sfasamento delle creste d’onda.
Un ‘nuovo strumento’: l’Hydraulophones
Vent’anni fa uno scienziato e musicista
canadese, Steve Mann, ha inventato e costruito quello che lui ha
denominato ‘Hydraulophones’. Questo strumento si ispira a quelli già
esistenti nell’antichità. Si tratta di particolari fontane, ma, con
i getti d’acqua, piccini ed adulti possono interagire e manipolare i
flussi, che fuoriescono, per ottenere sempre nuove melodie.
I contenitori, in cui l’acqua si trova a
varie pressioni, possono avere le forme più bizzarre, per cui sono
molto adatti per parchi gioco, giardini, parchi acquatici, ecc..
Possono avere la forma di delfini, di fiori, di ciambelle
coloratissime, o addirittura, chi desidera suonare, si può immergere
anche in una vasca, ai cui bordi ci sono i getti d’acqua da modulare
con le dita. L’inventore suole dire che la gente scolpisce i getti
d’acqua, ottenendo delle affascinanti melodie.
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